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20/01/2025
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Mozzo

Terminologia

Mozzo di ruota
Dizionario Tecnologico di
Arti e Mestieri 1833


Parte centrale delle ruote delle vetture, che è attraversata dalla sala nella quale gira. Le ruote fanno parte dei lavori del carradore. Questi per costruire un mozzo prende un pezzo d’olmo ben sano, e sceglie, per quanto può, l’olmo attorcigliato, che è assai più solido dell’olmo comune. Il suo legno può lavorarsi in mille guise, ed è molto duro e solidissimo: se ne fanno tubi di condotta, lavori da legnaiuolo, da carradore e da ebanista; quest’ultimo principalmente trae gran partito dalle grandi protuberanze che formasi sui vecchi ceppi, giacche il legno di essi è durissimo, le fibre vi sono intrecciate per modo, che la sezione presenta una quantità di occhi e di venature.

Il mozzo è rotondo, alla metà della sua lunghezza è cilindrico, la qual parte dai carradori vien detta il ventre.  
Questo ventre ha la forma di un cono tronco più allungato dal lato esterno. E’ traforato lungo il suo asse d’un buco alquanto conico, nel quale entra il capo della sala. I mozzi delle grandi ruote da vettura hanno nella parte cilindrica o nel ventre incavati dodici incastri quadrati o rettangolari, nei quali entrano le cime di altrettante raze o raggi, di cui le altre estremità incastransi in dei fori corrispondenti fatti nei quarti. Ogni mozzo è rafforzato con quattro ghiere, o cerchi di ferro, due dei quali sono collocati al principio della parte cilindrica, non lasciano fra loro che lo spazio occupato degl’incastri in cui entrano le razze: gli altri due sono posti alle cime del mozzo. Queste quattro ghiere impediscono che i mozzi si fendano, e si fanno entrate a gran colpi di maglio.

Ad oggetto di scemare l’attrito prodotto dal mozzo, quando gira sull’asse in tutta la sua lunghezza, i carradori vi fanno il foro più grande del bisogno, e accomodano ad ambi i capi una scatola di bronzo (buccola)nella quale entrano a sfregamento le due estremità del mozzo. In tal modo il grasso necessario a lubrificare gli attriti sta nello spazio compreso fra due scatole, e continuamente rende lubriche le parti attigue. Le buccole delle estremità del mozzo dal lato dell’acciarino sopravanzano e formano una specie di incavo in cui trovasi il galletto.

Gl’Inglesi trassero grandi vantaggi dai mozzi di ghisa da loro inventati, e in Inghilterra moltissime carrozze ne sono provvedute. Nel 1818 il Barone d’Oven di Fursteintein giunse a Parigi, dopo un viaggio di circa cinquemila leghe, e fece vedere ai commissari della Società d’Incoraggiamento la sua carrozza che aveva i mozzi di ghisa fabbricati nelle sue officine: egli assicurò che nel corso dei suoi viaggi aveva bensì dovuto cambiare i quarti delle ruote, ma che i mozzi, gli assi, e le razze erano sempre gli stessi.

Da molto tempo in Francia e in Italia si conoscono i vantaggi dei mozzi metallici nelle ruote a razze inclinate inventate dal generale d’artiglieria d’Aboville.
Le ruote con mozzi di ghisa sono assai più solide di quelle a mozzi di legno; 1° le boccole di bronzo hanno molta aderenza con il ferro; 2° le razze piantate negli incastri metallici vi stanno immobilmente e fortissimamente, massime, se prima di cacciarle a colpi di martello, si abbiano riscaldati i denti che entrano negli incastri. Allora il legno alquanto secco ha meno volume, e l’umidità dell’atmosfera facendolo gonfiare dà grandissima solidità a quest’unione.
Non si saprebbe spiegare perché questi mozzi di cui si conoscono gli avvantaggi non siano generalmente usati?


 
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