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Storia delle relazioni postali attraverso il Ticino ed il Gottardo
con speciale riguardo alla diligenza Flüelen-
di FRANCESCO BERTOLIATTI Capo ufficio di Chiasso
Scarse sono le fonti cui attingere per stabilire le origini delle relazioni postali tra il Canton Ticino e l'Italia. Meritorio è pertanto il compito assuntosi da un valente funzionario delle poste svizzere, Francesco Bertoliatti, il quale, con pazienti ricerche su alcuni manoscritti dell'epoca dei baliaggi, in caratteri tedeschi antichi, quasi indecifrabili, e frugando negli archivi di Berna, di Bellinzona, di Lugano e di Como, è riuscito a raccogliere, a tale riguardo, notizie in gran parte originali e piene d'interesse. Riportiamo qui un sunto ritenendo di far cosa grata ai nostri lettori.
L'autore accenna agli orari del 1850 delle linee Lucerna-
In seguito al versamento effettuato dal Piemonte nel 1826 della somma di 45.000 lire, le diligenze postali potevano transitare senza ostacoli da Bellinzona a Coira. Così le diligenze del San Bernardino, condotte dai fratelli Tresch di Bellinzona, partivano da questa città il lunedì, alle 7 ant. , ed arrivavano a Coira il giorno dopo alle 6 ed il venerdì la cosidetta « Notturna » alle dieci pom. per arrivare a Coira alle sette di sera del sabato. In senso inverso le diligenze arrivavano da Coira Bellinzona, alle 5 pom. del lunedì ed alle 8 ant. del mercoledì, con coincidenza immediata per LuganoComo-
Como, che prima del 1585 era considerata come "la chiave d'entrata de li ordinari d'Alemagna", titolo passato poi a Mantova, ripristinava la sua primitiva importanza. Di un'altra corsa notturna istituita, o per lo meno progettata, dal dipartimento delle poste ed autorizzata dal Consiglio federale, in previsione della apertura della frontiera lombarda, chiusa per rappresaglia dall'accanito antiticinese feldmaresciallo Radetzki, non ci risulta la data d'inaugurazione.
Questa diligenza «notturna» partiva da Flüelen alle ore 4,30 pom. (in coincidenza col battello partito da Lucerna alle 2 pom. ) arrivava a mezzanotte all'Ospizio del Gottardo, alle 6,45 a Bellinzona, alle 10,40 a Lugano, a mezzogiorno a Mendrisio, alle 2 pom. a Camerlata; dunque ventiquattro ore di viaggio ininterrotto.
Il Museo postale di Berna possiede tutta una collezione di fogli d'orari. Il foglio d'orario aveva pure una colonna delle mancie pagate dai viaggiatori e che a corsa ultimata dall'ufficio terminale della corsa venivano controllate e restituite al conduttore. Accenna all'orario di una nuova corsa nota sotto il titolo popolare di «diurna» entrata in vigore alla cessazione del blocco, frequentatissima dai villeggianti, dai ceti facoltosi ed intellettuali e dai commercianti. Il viaggio da Airolo a Camerlata, durava ore 12,20; il prezzo della corsa era di fr. 14,35; al ritorno il viaggio durava 14 ore e 40.
Inoltre col maggio 1851 s'era inaugurato lo sbocco ad Arona delle ferrovie sardo-
Per l'aumentata affluenza dei viaggiatori fu d'uopo aggiungere, alle diligenze principali, delle vetture sussidiarie ed in inverno delle slitte per la neve, che erano dapprima utilizzate pel trasporto dei pacchi. Qui l'autore si sofferma a descrivere la partenza ed il passaggio della diligenza seguita da quelle supplementari e dalle slitte, che costituivano un corteo pittoresco e rumoroso. Lo scalpitio dei cavalli, lo strider delle ruote, le vibrazioni dei finestrini, l'allegro schioccar della frusta ed al disopra di tutto le dolci e melodiose note argentine della cornetta postale formavano un insieme caratteristico ed emozionante.
I pericoli cui andavano incontro queste carovane di montagna non erano ignoti, ma neanche temuti; la Schöllenen, ma specialmente la Val Tremola, erano quasi diventate un carnaio di uomini e di bestie. Ricorda i postiglioni svizzeri più noti che lottarono, oscuri eroi, contro le forze brutali della natura, a salvaguardia delle vite umane loro affidate.
Questi veterani delle diligenze furono conosciuti agli inizi della carriera, dall'autore. «Dopo aver spaziato fra monti e valli, rinchiusi fra pochi metri quadrati negli uffici o sugli ambulanti erano disorientati; sembravano leoni o passerotti in gabbia, mancava loro il respiro. Noi alunni li ammiravamo come eroi, loro non ci degnavano di uno sguardo. Questi “grognards” covavano un rancore insanabile contro la diabolica invenzione della locomotiva a vapore..... » .
La «cornetta» questo emblema, da tempo immemorabile, della posta, con la sua voce argentina squillava fra le valli ed i monti, fra le vie delle città e villaggi. Suonata da un postiglione dai polmoni d'acciaio, modulando le note a seconda del momento, faceva sussultare i cuori. La cornetta postale suonava anche la diana.
Prima dell'alba un agente delle diligenze postali recavasi davanti agli alberghi, dava i tre squilli regolamentari che dovevano servire da svegliarino per i viaggiatori. Di questi risvegliatori ufficiali ce n'erano in tutti i principali centri: a Lugano, a Bellinzona, Airolo, Andermatt e Lucerna.
I postiglioni dovevano seguire dei corsi musicali appositi per il suono della cornetta, secondo norme prestabilite, come se fossero trombettieri di armate in campo. Ogni motivo melodico aveva il suo significato: i viaggiatori, gli indigeni, i buoni cavalli, capivano dalle modulazioni quanto il postiglione volesse dire: arrivo, partenza di poste ordinarie o di «Extraposte», il numero delle vetture e dei cavalli, il rallentamento, il galoppo, la richiesta di passo libero o l'allarme. S'indicevano persino concorsi fra i postiglioni ed i migliori suonatori di cornetta venivano generosamente premiati; e ciò ne stimolava l'emulazione.
Alle grandi diligenze del Gottardo, complete, si usavano attaccare sino a nove cavalli, quattro belle pariglie, in testa alle quali era attaccato il cavallo reputato più intelligente e più sicuro; sul cavallo di sinistra della prima coppia di testa, cavalcava il “bordott” giovane futuro postiglione, la cui funzione consisteva nel guidare il trio di testa, con sagacia e prontezza d'occhio. Il tintinnio dei nove collari di sonagli, unito all'affrettato scalpitio, che pareva una gragnola ritmica, davano al cuore un non so che di festoso ed animava le buone bestie nella corsa sino alla prossima stazione di scambio.
All'Ospizio, poichè la strada discendeva in Orsera, si staccavano i cavalli in soprannumero ed allora il “bordott” novello centauro, con la sua squadriglia, riprendeva la via del ritorno, in una galoppata di pazza gioia, sino alla scuderia di Airolo.
I conduttori erano fregiati di uno scudo d'argento con lo stemma delle poste federali, appuntato sul petto, giubba azzurra, attillata a bottoni d'argento. Il tutto conferiva loro l'aspetto di ministri di Stato e come tali erano considerati dalle popolazioni.
Dovevano essere senza macchia e senza paura ed aver tanto ascendente, tanto tatto e diplomazia da metter la pace fra i viaggiatori litiganti per il posto o di far capire agli stessi il divieto assoluto di una fumatina nella diligenza, e questo senza scontentare nessuno. Il conduttore era come il Capo treno, il Capo carovana; contava il carico umano e commerciale; provvedeva allo scambio dei dispacci chiusi (sacchi) e dei pacchi postali segnati sul «Passo». Vegliava all'osservanza dell'orario di marcia ed assicuravasi che i finimenti ed i ferri dei cavalli fossero in perfetto stato: nel caso contrario, chiamava il mastro di posta a provvedere immediatamente. Doveva stare all'erta, a non incappare in multe sino a 25 franchi o ben peggiori sanzioni che diminuissero lo stipendio relativamente alto percepito, che nel 1866 raggiungeva i fr. 1200 annui, mentre un telegrafista non prendeva più di 900 franchi.
Liberata la Lombardia dal giogo austriaco, stipulò 1'8 agosto 1861 una convenzione pel trasporto dei sacchi diretti tra oltre Reno, la Svizzera ed il nuovo Regno, mediante servizi di diligenze, prolungati su territorio italiano: «La diligenza del Sempione discenderà via Domodossola sino ad Arona; quella del Gottardo, sino a Camerlata, quella dello Spluga sino a Chiavenna-
Dal 1835 al 1882 la diligenza del Gottardo assolse un compito sociale e nazionale di primaria importanza. Tenendo conto delle deficienze tecniche, degli ostacoli quasi insormontabili opposti dalla natura, si resta quasi meravigliati dell'incrollabile tenacia e dello spirito di organizzazione degli ingegneri, magistrati e funzionari d'allora.
Fra quelli più meritevoli per l'incentivo dato a più intime e feconde relazioni fra i due versanti delle Alpi, fra le due civiltà, i ticinesi possono ben vantare Stefano Franscini, G. B. Pioda, e Carlo Cattaneo.