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A volte diamo per scontato molte cose, soprattutto per particolari dei quali abbiamo sempre considerato comuni e di poco interesse. Particolari che vengono dati per scontato che all’improvviso riemergono dal buio del passato e acquistano nuova luce contribuendo ad accrescere la nostra conoscenza in merito ai legni (carrozze) che popolano il nostro mondo.
Nella gamma straordinariamente estesa delle varie tipologie di legni sino a fine Ottocento, la vera “Golden age” (anni d’oro) delle carrozze, si rispecchia fortemente tutta la genialità, la capacità di iniziativa, la manualità eclettica di valenti artigiani che si sbizzarrirono a trovare mille soluzioni per accrescere e modernizzare questi mezzi di trasporto che via via diventarono sempre più affidabili e ricche di fascino. Un fascino che cela mille sfumature che grazie agli appassionati estimatori lentamente nel tempo riemergono mostrandosi al mondo degli attacchi odierno.
Il recente acquisto dell’amico Lucio Formisano, che per Natale si è regalato un Phaeton “Picot a Màcon” di chiara provenienza francese, Màcon cittadina a pochi chilometri da Lione," PICOT A MÀCON ,COSTRUTTORE di carrozze e sellaio nella città di MÀCON in Francia, registrato nel 1885 al 1890 da: l'Annuaire de la Carrosserie,de la sellerie, du charronnage et de la Bourrellerie ... (Jean Louis Libourel)
Importato dal noto restauratore di carrozze Enrico Guanziroli di Vighizzolo (Cantù), che dopo averlo conservato nel suo deposito per un po' di tempo si è deciso a rimetterlo sul mercato trovando subito in Lucio Formisano un nuovo proprietario, ed è qui che inizia la nostra ricerca.
Phaeton – da "L’addobbatore moderno", ossia una raccolta di 50 tavole di varie tipologie di legni dell’epoca 1840.
Faetòn o Faitòn o Favvetàn … Faetòn,
Legno che ha carro a due ruote leggieri e lontane dalla cassa, e quest’ultima scoperta, con parafango stabile e con mantice mobile, è una specie di Gabriolè di gala, così detto per la nota favola del disgraziato Fetonte che si suol rappresentare guidator dè cavalli del Sole in un calessino simile in qualche modo a questa specie di legni. Anche l’Aurora sedia d’oro del Salvini nella sua versione dell’odissea è un Aurora in faeton dorè. Un Faeton inglese si può vedere nel Corriere delle Dame dell’8 giugno 1820. Oggidì corre sotto questo nome anche altra specie di legni con cassa partita in due o più cassini, e talora anche con serpe, retta sulle molle, e con carro a quattro ruote.
Esistono diverse varianti di Phaeton: il Mail Phaeton, versione più pesante e pertanto dotato di fleche e sospensioni a molle “telegraph” simile al Mail Coach; il Demi-
Stanhope Phaeton: da Carriage Driving – Sallie Walrond U.K.
Originariamente progettato da Hon. Fitzroy Stanhope ed utilizzato per la prima volta verso il 1830, è una versione più piccola e più leggera del Semi-
Possiamo quindi identificarlo quale: Stanhope Phaeton
Nell’osservarne la costruzione balza subito all’occhio la mancanza sull’avantreno anteriore di un qualsiasi sistema di aggancio delle tirelle per il traino, una stranezza che porta a pensare alla mancanza della bilancia fissa con supporto per il timone per l’attacco a pariglia; osservando attentamente si nota che manca anche il “Bicchiere” sotto ralla dove alloggia la parte cilindrica del timone, la presenza delle stanghe conferma ulteriormente che il legno è per un attacco a cavallo singolo.
Foto a sinistra senza bilancino – foto a destra con bilanciere tipo Svizzera, notare le parti terminali a mezzo fungo.
Bilancino all’italiana. Bilancino all’americana o Buggy
Bilancino o bilanciere.
Il bilancino per attacco singolo, è di norma costruito in legno o in ferro; nel primo caso è diritto e connesso con una cinghia di cuoio alla traversa che unisce le stanghe, mentre nel secondo caso è arcuato ed incernierato, a mezzo di una vite e di un dado, allo chassis della cassa nel due ruote, all’avantreno della ralla nel quattro ruote. (Carrozze – Carlo Gnecchi Ruscone2007). In questo caso vi è la possibilità di usare un finimento sia a collana che a pettorale in quanto li movimento del bilancino asseconda il movimento di spalle del cavallo.
DARTS D'ARMONS
Già conosciamo un sistema simile per l'aggancio delle tirelle per l'uso della collana: il Darts d'armons.
Sulle carrozze per l’attacco a un cavallo, i Darts d'armons sono due piccole griffe con la testa appiattita, posti simmetricamente all'interno dei cosciali anteriori dietro l’innesto delle stanghe, a cui si attaccano le tirelle quando il cavallo è imbrigliato senza bilanciere (Faverot de Kerbrech, 1903, p. 283). In questo caso il finimento deve essere a collana in quanto non vi è il movimento di spalle richiesto dal pettorale.
Il dettaglio dell’immagine a lato, è parte di un altro Stanhope Phaeton ad attacco singolo, sempre di provenienza francese facente parte della collezione di Bruno Cotic (GO) che nel suddetto caso porta un attacco alla darts d'armons per l’aggancio delle tirelle, da notare la mancanza del bilanciere o bilancino.
Stanghe – Brancard
Lungo pezzo di legno utilizzato in coppia per attaccare un cavallo. Le stanghe servono per far girare la carrozza o per farla muovere all'indietro agendo sull'avantreno (carrozze a quattro ruote) o sulla cassa (gig a due ruote). Sospese dalla parte posteriore sull'imbracatura portata dal cavallo, forniscono ai veicoli a due ruote la loro posizione orizzontale e il loro equilibrio. Le stanghe sono diritte o curve, possono essere rinforzate, su tutta la loro lunghezza o solo parzialmente, da un raccordo piatto in ferro e possono essere parzialmente rivestite di pelle per ammorbidire il loro attrito contro i fianchi del cavallo. Sono guarnite con diverse piccole parti metalliche, cambre, che tengono in posizione gli elementi dei finimenti che collegano il cavallo alla carrozza. Sulle vetture a quattro ruote, le stanghe sono articolate nei cosciali del treno anteriore, fanno parte del treno e sono dipinte e filettate del suo stesso colore. (Voitures hippomobiles – Jean Louis Libourel 2006).
L’estro e la fantasia dei carrozzai nel 1800 si è sbizzarrita alla ricerca di innovazioni atte alla ricerca della perfezione, del dettaglio che ne facevano la differenza, difficile trovare due legni identici, sebbene i modelli di base che ci sono pervenuti nei cataloghi del tempo si equivalgono, di fatto ogni carrozzaio apportava modifiche personali quasi a lasciare un marchio di fabbrica. A fine ottocento le carrozze avevano raggiunto un altissimo grado di funzionalità ed eleganza, al punto che i primi costruttori delle prime “carrozze senza cavalli” (automobili) annasparono freneticamente nella ricerca di mantenere i canoni estetici della carrozza.
La particolarità
Il nostro "piccolo" Phaeton, giunto dalla Francia è arrivato nel sud Italia a Ercolano (NA), probabilmente il suo viaggio più lungo che l’ha portato nella terra del sole per rinascere a nuova vita portando con sé particolarità misteriose, che possiamo affermare sconosciute ai più. Un paio di stanghe curve, tondeggianti, con una curvatura perfetta ad adattarsi ai fianchi del cavallo in modo sapiente, che portano sulla parte terminale i così detti "Funghi", belli, troneggianti in posizione verticale, con una rosetta in cuoio nel basso a protezione della parte in cuoio del finimento.
WOW! Qui siamo di fronte a una scoperta molto interessante; una particolarità inedita, mai vista, una soluzione brillante alla regola che vuole che con il finimento inglese a collana le tirelle siano agganciate ai funghi.
Un committente esigente e ligio alle regole del “Bel attaccare” o un carrozzaio geniale? Purtroppo non ci è dato sapere chi dei due abbia avuto l’intuizione, sta di fatto che è sotto i nostri occhi increduli si cela un quesito intrigante e misterioso. Accentuato dal fatto che l’amico Lucio Formisano, si ricordi che circa quindici o sedici anni fa, un vecchio signore, vista la sua passione per cavalli e carrozze gli regalò due stanghe che, a sua memoria dovevano appartenere a un Duc de dame, oramai finito in rovina, che a memoria avevano qualcosa di particolare. Frenetica la ricerca in cantina, sotto anni di accatastamento rivedono la luce due stanghe curve ancora con la vernice originale con la particolarità di avere i due funghi, ma in posizione orizzontale.
Il “Fato”:
Potere inesorabile cui nessuno si può sottrarre fissato fin dal principio ha voluto il ricongiungimento di due tipologie di accessori secondari di un legno si riconponessero dopo anni di silenzio e buio. Che dire? Due artigiani che non si sono mai conosciuti che parzialmente hanno avuto la stessa idea per risolvere in modo intelligente una problematica comune, attaccare un equipaggio con cavallo singolo a un legno a quattro ruote con finimento inglese a collana secondo i dettami cella miglior tradizione. Nel continente si è escogitato il “darts d'armons” ben conosciuto e presente soprattutto nei legni francesi, mentre i funghi sulle stanghe sono scomparsi. Se del primo ne conosciamo bene la presenza e l’utilizzo, del secondo abbiamo tutto da scoprire.
Difficile trovare conferme, nei cataloghi i vari modelli sono sempre presentati senza stanghe e timoni, poche le informazioni relative alla loro forma e utilizzo, anche nelle raccolte museali i legni a quattro ruote vengono sempre esposti senza stanghe e timoni, che il più delle volte giacciono accatastati o appesi a rastrelliere lontane dalle carrozze rendendone difficile anche l’abbinamento al legno.
Pur avendo sottomano la prova concreta e materiale occorre trovare un documento dell’epoca al fine di comprovarne l’autenticità e il suo uso all’epoca di riferimento. Ricerca alquanto problematica e ardua che porta a coinvolgere altri appassionati del settore per recuperare più testimonianze possibili.
Dalla miscellanea raccolta di oggetti di Bruno Cotic, spuntano un altro particolare paio di stanghe (foto a lato-
Questa ulteriore testimonianza tangibile ci sprona ad aumentare la nostra ricerca.
Troviamo un primo indizio ne “L’addobbatore moderno”, in una delle 50 tavole di varie tipologie di legni dell’epoca 1840. “Cabriolet a quattro ruote col carro di ferro, per la caccia, guidato dal grom”. Un attacco un poco inconsueto data la presenza del grom (notare scritto con una sola “O”) che guida posteriormente in posizione sopraelevata.
Chiaramente un attacco singolo con carro a quattro ruote, finimento inglese a collana, grom in livrea con cilindro, dunque un equipaggio di pregio, dove possiamo ben notare il fungo sulla stanga con agganciata la tirella, quasi a dare l’impressione che il disegnatore “Giuseppe Cima” abbia voluto evidenziarne la presenza.
I soliti negazionisti potrebbero obbiettare che si tratta di un disegno, dove l’artista con poca conoscenza in materia, si sia lasciato distrarre e abbia posizionato il fungo in posizione avanzata rispetto alla barra fissa dell’avantreno ecc. ecc. trovando mille spinose ipotesi negative.
Potremmo obbiettare che nel qual caso le tirelle fossero agganciate ad un bilancino tipo “Svizzera” avrebbero dovuto essere più sotto alla cassa seminascoste dai cosciali delle stanghe.
Per “Tagliare la testa al toro” che è un'espressione metaforica il cui significato è definire una volta per tutta una determinata questione, occorrerebbe un’immagine fotografica che immortala una determinata situazione in un istante inalterabile. Così era e così è!
Eureka in greco antico “εὕρηκα, èureka” che significa “ho trovato”.
Dopo aver visualizzato migliaia di immagini, finalmente un'immagine che toglie ogni dubbio!
L’equipaggio immortalato nello scatto ritrae un “Duc de Dame” attaccato ad un cavallo singolo, un bel soggetto di razza carrozziera, ben toelettato con coda mozza; il finimento all’inglese in vernice nera con collana, completo di Strik, martingala e braca. Il cocchiere seduto correttamente sulla serpa, indossa la livrea con cilindro e coccarda, ad indicare che l’equipaggio è parte di una casata nobiliare, impugna correttamente la frusta e le redini. I tiranti, possiamo ben notare, sono agganciati ai funghi posti all’estremità delle stanghe in posizione verticale.
Uno scatto preparato e voluto, quasi a voler tramandare ai posteri un esempio di perfezione, la mancanza dei passeggeri ne conferma l’ipotesi, quasi fosse l’immagine da inserire in un manuale sull’arte del bell’attaccare. Tutto studiato nei minimi particolari, anche la presenza del cane in posa perfetta con un’aria distaccata, la tipologia del legno, elegante ma non invasivo, la posizione in “alt” del cavallo con lo sguardo e le orecchie in avanti pronto al comando, la regolazione e la misura dei finimenti, il bracciale a strozzo del sellino per il quattro ruote, la finezza della stanga arrotondata nella sua estensione, che dire? Tutto perfetto!
Non ci è dato conoscere il perché questo particolare modo di agganciare le tirelle si sia perso nel tempo, forse dettato dall’esigenza di non avere due tipologie di legni, dalla praticità del bilancino che si adattava alle due tipologie di finimenti, collana e pettorale, o per altre mille ragioni a noi sconosciute.
Di certo questa immagine potrà stravolgere tutti i trattati dell’arte dell’attaccare aprendo una nuova parentesi sulla perfetta presentazione nello stile “Inglese”, osservando in tutta la sua completezza la regola che dice: con finimento inglese a collana si attacca ai funghi, con il finimento a pettorale si attacca al/i bilancini/o.
Ancora una volta "Tradizione attacchi" ha cercato di fare chiarezza in merito a un quesito inedito per esaudire la richiesta di un amico, richiesta che ha contribuito ad accrescere anche il bagaglio culturale di noi tutti. Ringraziamo Lucio Formisano con l'augurio di un "buon restauro", con la promessa che "Tradizione attacchi" continuerà sempre nella ricerca della conoscenza della "Golden age" degli equipaggi in Tradizione.