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SCIVOLANDO NEI SECOLI
di IVO BALDISSERI
Se escludiamo il trasporto per scivolamento presso quelle culture come l’egiziana che se ne servì per spostare gli enormi blocchi di pietra impiegati nelle imponenti costruzioni o presso quelle che non conoscevano l’uso della ruota, la slitta, come mezzo di trasporto e di locomozione, nasce presso quelle popolazioni che vivono nel nord del pianeta. Infatti si ritiene che gli scandinavi e altre popolazioni del nord Europa ne siano gli inventori. E’ infatti dove neve e ghiaccio rimangono più a lungo che la slitta trova il suo ambiente più congeniale. Le forme più primitive, come la slitta esquimese o quella lappone, hanno per noi un interesse soltanto etnografico non avendo influenzato le tipologie adottate dalla cultura europea, e, data la loro semplicità e funzionalità, hanno subito nel tempo solo pochi cambiamenti.
Nella nostra cultura l’uso della slitta come veicolo da parata, ornata da ricchi intagli, da numerose sculture allegoriche, da pitture di stemmi e figure, foderate di pelliccia, velluti o preziosi damaschi e talora dorata, è documentata nei numerosi dipinti soprattutto di scuola fiamminga e olandese già nel sedicesimo secolo. Alcuni dipinti di Jan Brueghel il giovane, Josse De Momper il giovane, Hendrik Jacobsz ecc. mostrano slitte i cui scivoli terminano spesso con fantasiose teste di drago di cui lontani ascendenti possono essere le stesse teste che ornavano le prue delle navi vichinghe (drakkar). Già nel 1550 P. De Montfaucon descrive l’entrata di Enrico II a Rouen il due ottobre su un carro “che non è che una specie di slitta senza ruote tirata da due cavalli accostati.
Altra testimonianza ci è data dal magnifico dipinto di Charles Herbel che verso il 1690 ritrae i principi d’Asburgo che passeggiano in un parco su lussuose slitte e ancora, dalla slitta da carosello e parata dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, costruita a Vienna verso il 1740. Si può vedere come la slitta, nei paesi in cui viene maggiormente impiegata, abbia la stessa evoluzione del veicolo a ruote. Accanto a fantasiose ed elaborate berline da parata, troviamo slitte altrettanto preziose. Nella slitta, ancor più che nel veicolo a ruote, si è sbizzarrita la fantasia di valenti maestri artigiani creando spesso sontuose allegorie barocche, come la slitta che rappresenta il Carro di Venere, attribita a Brustolon e conservata al castello Colleoni a Thiene.
E’ ancora Molmenti nella sua “Storia di Venezia nella vita privata” a ricordarci come molte nobili famiglie venete possedessero ricche slitte, il cui uso si rendeva necessario quando il soggiorno in villa si prolungava fino all’arrivo dell’inverno. Sono le stesse slitte che hanno sfilato lungo il corso di Vicenza nel 1784.
Ce ne rimanda una vivacissima cronaca il raro scritto “la corsa delle slitte in Vicenza nel carnovale del MDCCLXXXIV” di Arnaldo II Araldi Tornieri, illustrato da sedici splendidi tavole acquarellate che ci mostrano il fasto di quei veicoli addobbati a suggerire allegorie delle scienze e delle arti.
E’ solo nel XIX secolo che la pomposità cede il passo ad una più sobria e funzionale eleganza e alla slitta si applicano numerosi accorgimenti tecnici che la rendono più veloce, maneggevole e sicura (avantreno sterzante, freni, molleggi, bagagliai. Mantice). La somiglianza con la carrozza d’ora in poi si fa più stretta e sulle strade innevate scivolano slitte in foggia landau, vis a vis, milord, coupé e berline. (H. Kreisel. “prinkewagen und Schlitten, Lipsia 1927).
Questo veicolo con un così affascinante passato, pur nella sua antichissima origine, non ha ancora conosciuto il suo tramonto, dato che è ancora usato da molte popolazioni subartiche in Russia, in Scandinavia ed in America Settentrionale. Questa pur piccola rassegna ha lo scopo di far conoscere ed apprezzare quel mitico veicolo che, trainato da renne e carico di doni, tanta parte ha avuto e continua ad avere nei sogni infantili dei nostri bimbi.