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Scivolando nei secoli
di Ivo Baldisseri
Nella nostra cultura l'uso della slitta come veicolo da parata, ornata da ricchi intagli, da numerose sculture allegoriche, da pitture di stemmi e figure, foderata di pellicce, velluti o preziosi damaschi e talora dorata, è documentata nei numerosi dipinti soprattutto di scuola fiamminga e olandese già nel sedicesimo secolo. Alcuni dipinti di Jan Brueghel il giovane, mostrano slitte i cui scivoli terminano spesso con fantasiose teste di drago di cui lontani ascendenti possono essere le stesse testa che ornava le prue delle navi vichinghe (drakkar). Altra testimonianza ci è data dal magnifico dipinto di Charles Herbel che verso il 1960 ritrae i principi d'Asburgo che passeggiano in un parco su lussuose slitte e ancora, dalla slitta da carosello e parata dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, costruita a Vienna verso il 1740. Si può vedere come la slitta, nei paesi in cui viene maggiormente impegnata, abbia la stessa evoluzione del veicolo a ruote. Accanto a fantasiose ed elaborate berline da parata, troviamo slitte altrettanto preziose. Nella slitta, ancor più che nel veicolo a ruote si è sbizzarrita la fantasia di valenti maestri artigiani creando sontuose allegorie barocche.
E' solo nel XIX secolo che la pomposità cede il passo ad una più sobria e funzionale eleganza e alla slitta si applicano numerosi accorgimenti tecnici che la rendono più veloce, maneggevole e sicura. La somiglianza con le carrozze d'ora in poi si fa più stretta e sulle strade innevate scivolano slitte in foggia landau, vis a vis, milord, coupè e berline. Questo veicolo con un così affascinante passato, pur nella sua antichissima origine, non ha ancora conosciuto il suo tramonto, poiché è ancora usato da molte popolazioni subartiche in Russia, in Scandinavia ed in America Settentrionale.
il ritmo silenzioso delle lame sulla neve ….
dal Quotidiano "La Stampa"
Quando in altri tempi nevicava, le corse in slitta delle dame e dei gentiluomini di Corte erano assai frequenti, pensiamo un po', per esempio, a quel che accadde il 25 gennaio 1609. Abbondanti furono le nevicate, quel giorno dopo pranzo si vide uscire dal vecchio Palazzo Ducale (cioè dall'antico Arcivescovado presso il Duomo) una strana sfilata di slitte aventi forme di aquile o di altri uccelli, variopinte e dorate, trascinate da cavalli riccamente parati e occupate da gentiluomini e dame in bizzarri travestimenti. Era la Corte di Carlo Emanuele I che si prendeva un po' di svago con quello sport invernale che da noi si chiamava bonariamente, con parola presa dal dialetto, il gioco della Lesa. Sappiamo che nella prima slitta (preceduta però da una piccola banda musicale montata su alcuni carri), sedeva il Duca in persona, accompagnato dalla figlia Maria, allora quindicenne.. l ritmo silenzioso delle lame sulla neve appena caduta e il tintinnare delle campanelle alle briglie dei cavalli risuonavano come una dolce melodia nell’aria fresca dell’inverno avvolti nella calda coperta di lana, baciati dai raggi del sole d’inverno. Scorrazzarono per la città di Torino e dintorni su slitte « foggiate a figura d'aquila e di altri uccelli», con fregi d'oro e colore, trainate da cavalli, le cui gualdrappe s'intonavano agli ornamenti delle slitte. Guidata dal Duca, la prima portava le due Infanti; ogni cavaliere aveva con sé una o più dame da « scorrazzare » Per ristorarsi dal freddo, sia pur gioioso, della corsa, la comitiva si recò in casa di Francesco Arconati, conte di Tronzano, gentiluomo lombardo, creato l'anno prima cavaliere della SS. Annunziata. Ivi «furono danze ed assai si rise ad un balletto di gentiluomini mascherati da ciarlatani ». Seguì « una splendida cena», dopo la quale « al suono di clarini », una dama presentò un mazzo di fiori al conte di Gattinara, tacito simbolo che la prossima « slittata » sarebbe finita da lui. « Lo scirocco però faceva squagliare le nevi e quelle gentili damine temevano aimè di non più ripetere il giuoco. Ma finalmente la notte sul 12 febbraio calò una buona brinata e le slitte corsero all'indomani » con corollario di balli e cene, a spese, come previsto del conte di Gattinara.
Passerà più di un secolo, prima che l'inverno permetta passatempi del genere. Nel 1717, in onore del principe di Sassonia Gotha e di quello di Masserano, sfilano allora carri con musiche, seguiti da 17 slitte a partire dal 23 gennaio, ogni tre giorni e per tre settimane, « si trascinarono le slitte sulle nevi di Torino ». Le slitte riapparvero il 20 febbraio del 1718, ed anche il 24, erano per lo più una ventina, precedute da un « carrozzone con trombetti e timballi », « dopo quel giorno il sole strusse le nevi » e non meno si « strussero» i gaudenti per lo svago pittoresco venuto a mancare.