Menu principale:
A proposito del restauro
IVO BALDISSERI
E’ sempre un piacere sorprendersi a curiosare fra le pagine della rivista online Tradizioneattacchi.eu e lasciarsi prendere dalle immagini e dalla letteratura ora rigorosamente tecnica, ora morbidamente sognante, ai limiti della poesia romantica. La frequentazione degli ambienti degli sport equestri porta a favorire la comunanza del “sentiment” e la convergenza di opinioni, emozioni, pareri. Ma anche il rischio di derive verso il pensiero mediocre e giù fino allo svilimento dell’esercizio della buona critica quando si perde il gusto di rintuzzare il discutibile. Faccio un esempio con la domanda: che cos’è l’eleganza? Come si vede e si conserva l’eleganza delle carrozze d’epoca quando passano la fase del restauro?
Siamo sempre d’accordo che la prevalenza del gusto personale del proprietario o della bottega di restauro vada comunque accettata quale male minore tra lo stato di rovina prodotto dalle vicissitudini nel tempo e dall’incuria, e il fatto finale del recupero comunque realizzato? A distanza di quasi 200 anni, si sente il bisogno di un novello Honoré de Balzac che sulla falsariga del famoso tratto sulla vita elegante, formulasse sulle carrozze un trattato sul restauro conservativo piuttosto che sbrigativo. E ricordasse che la reputazione del proprietario sta nel rispetto del bene-
E faccio un altro esempio con la domanda: il bell’articolo apparso sulla rivista Tradizioneattacchi.eu con "il ritorno alla vita” della pur bella carrozza “cacciadora” è proprio, come vorrebbe apparire, una fine esposizione, che bene argomentata e ancor meglio si legge, a celebrare il senso di appagamento che ci prende alla fine di un restauro? Nella scrittura del testo l’eleganza c’è tutta. Ed elegante è l’accostamento delle immagini nel percorso di restauro. Raffinato è il dialogo nascosto tra l’autore e il suo lettore quando mescola parole ed immagini per risvegliare frizzi di personale curiosità su chiavi di lettura dissimulate. La chiave stà lì, quando a proposito scrive:….occorre stabilire quale filosofia di pensiero scegliere: un restauro museale o un restauro da attaccare la muda….. Non c’è dubbio sulla scelta fatta. Peccato che cammin facendo si sia persa la strada maestra, quella buona, per affrontare avventure arcobaleno.
Ohibò! Non credo che gli amici lettori siano così disattenti e nemmeno piegati su prospettive talmente ristrette da sopire sul nascere quelle belle discussioni su argomenti interessanti che arricchiscono la vita della rivista. O siamo tutti diventati strabici con un occhio rivolto al IXX e l’altro al xxI secolo e nessun pensiero in mezzo?
L’immagine della vecchia carrozza, nel suo stile essenziale ed austero impersonava talune contraddizioni dell’epoca divise tra ambizioni personali sospinte dall’avanzamento delle scienze e delle tecniche ed ossessive rigidità claustrofobiche di alcune parti della borghesia. Il polveroso abbandono, i ferri rugginosi, i legni intignati lamentavano d’urgenza cure decise, rigorose, sistematiche e, se si può, razionalmente amorose.
Con quale risultato? Con il ritorno alla vita di un bell’esemplare che, a quanto si vede bisogna darne atto , recupera e restituisce forme e sostanza, rinnova materiali e funzionalità. Poi con mortificazione della coerenza storica ed abbruttimento della nobile qualità dell’eleganza, una qualche fantasia bizzarra, come a pentirsi e disconoscere il buon lavoro compiuto, ha indotto all’imperdonabile peccato di squarciare a metà il manufatto ed ottenere il bislacco colore.
Che si tratti di indebito abuso o di una infelice licenza tollerata a fine restauro poco importa. Jamais! Griderebbe Balzac. A toni più bassi, mai e poi mai, dico io.
E mi aspetterei di non essere il solo, augurandomi che l’intento segreto dell’autore, elegantemente custodito nella stesura del testo fosse proprio lo stimolo a sollevare la discussione tra i lettori. Nell'intento di alimentare la cultura delle carrozze d'epoca.
tradizione.attacchi@gmail.com