Menu principale:
Molle da vettura
Dizionario Tecnologico di
Arti e Mestieri 1833
I calessi, le carrozze, le diligenze, ecc. hanno meccanismi destinati a diminuire le scosse prodotte da un moto veloce sopra un terreno disuguale. Tutti questi congegni sono fondati sulla proprietà delle molle d’acciaio, e sull’elasticità del legno e del cuoio. Le vetture costruite grossolanamente, come i carri a panche, hanno solo le panchette sospese a corde, poggiate sopra guanciali imbottiti, o molle d’acciaio; talora non si fa che attaccare le panche, o la cassa stessa, sopra a pertiche fissate ai due capi della vettura. Queste costruzioni economiche, in alcuni casi, sono avvantaggiose.
Ma in tutte le vetture di lusso la cassa è sospesa con molle. Per lo più la traversa di dietro tiene due molle fatte di lame curvate a semi-
Queste coregge, dette “Cignoni”, si tendono con un martinetto a caricatura, che girasi con una chiave a leva ed a occhio quadrato. La elasticità delle molle e quella del cuoio bastano per impedire le scosse.
Da qualche tempo s’immaginò di omettere i cignoni, poiché questi si logorano ed il loro mantenimento riesce costoso; si cercò principalmente farne a meno per le diligenze e le vetture da noleggio. Allora la cassa poggia immediatamente sulle molle, mediante legami di ferro. Il modo di costruzione impiegato in certe vetture che fanno servizio interno a Parigi e Milano, dette “Cittadine”, è tale da soddisfare alle condizioni necessarie.
Eccone la descrizione: vi sono lamine d’acciaio curvate ad arco, e rivolte l’una contro l’altra per la loro parte concava, fortemente inchiavardate alle cime e fissate nel mezzo sulla stanga. Quattro di queste molle sono collocate due a destra, due a sinistra, sia sui dinanzi che sul di dietro della cassa. Il peso della cassa poggia sulla parte più alta di ciascun arco con braccia di ferro foggiati a collo di cigno. Gli urti ed altri moti violenti deprimono queste molle ed evitano le scosse. Fra i metodi posti in opera per ottenere questo effetto, merita d’esser citato quello immaginato da Barth, descritto nel Bullettino della Società d’Incoraggiamento del 1830.
Questo sistema sembra dover fare dimenticare tutti gli altri, e gli esperimenti d’ogni sorta cui venne assoggettato con fiducia e discernimento garantiscono il buon esito che promette l’autore nei suoi avvisi.
Eccone la descrizione: Applicansi l’una sull’altra due, tre o quattro spranghe d’acciaio greggio quale trovasi in commercio (il numero si proporziona al carico che deve portare la vettura) in mdo che formino un fascio, che si tiene unito con cerchi di cuoio o di ferro, e la cui lunghezza superi alquanto la larghezza della cassa. Sul lato della cassa della vettura al di dietro, attaccasi solidamente una piastra di ferro, forata d’un buco quadro ove si fa entrare esattamente la cima del fascio; questa cima è lavorata a vite, e tenuta da una madre.
L’altro capo del fascio entra parimenti in un foro quadro, oppure è fermata in una commettitura fatta in capo di una spranga di ferro a collo di cigno che è fissata sul carro. Vicinissimo ad esso vi è un altro fascio affatto simile; ma questo è attaccato all’altro capo della cassa, e la sua cima è fissata ad un collo di cigno dalla parte opposta al primo: cosicchè una delle madreviti è a destra, l’altra a sinistra, e lo stesso è pure dei due colli ci cigno.
Sull’innanzi della cassa vi è pure un doppio fascio simile, e in tal guisa la cassa è sostenuta da quattro spranghe di ferro, fissate da una parte alle stanghe, e dall’altra all’estremità dei fasci, che corrispondono ai quattro canti della cassa. Le scosse fanno piegare i fasci; i movimenti sono dolcissimi, il lavoro costa poco, il peso totale è minore di quello delle molle a cignoni; finalmente la spesa di manutenzione è quasi nulla. Quando la cassa è molto leggera si pongono soltanto due fasci in lungo ed in largo; se all’opposto è pesante se ne adoperano sei,otto,o dieci.
In tal caso il fascio è fissato alle stanghe alla sua metà, e le due estremità sono attaccate alla cassa con madreviti.
L’idea nuova che presenta questo metodo consiste principalmente nell’uso del principio della elasticità delle spranghe d’acciaio, che agiscono in modo differente dal comune. Barth semplificò ancora il meccanismo sopprimendo i coli di cigno, e sostituendovi semplici aste di ferro snodate, e inchiavardate alla cima dei fasci, in modo da permettere una specie di moto rotativo intorno alle chiavarde.
Si cercò di adoperare molle spirali, ma sembra che si sia rinunciato a questo metodo, il quale, meglio combinati, forse avrebbe potuto soddisfare all’oggetto proposto; però sarebbe sempre più costoso e più soggetto ad abbisogno di riaccomodamenti del precedente.