Menu principale:
"Impiego al Tiro"
AGRICOLTURA
Carlo Berti Pichat 1870
I maestri di equitazione consigliano di cominciare l’addestramento del cavallo ad esempio da Faeton, coll’insegnarli le Andature del passo sostenuto, del Trotto d’arcione e del Costeggio. Gli è certo che quest’ultimo occorre quando si sterza, perché il cavallo di dentro, cioè dalla parte cui si svolta è così obbligato dal timone come l’altro dal tirante, che ambedue devono lavorare di fianco. Ma il puledro dell’agricoltore essendo esercitato, e quindi avendo appreso a voltare colle andature descritte, non ha bisogno in questo d’istruzioni ulteriori. Piuttosto è da notare che deve apprendere in certo modo due mestieri: quello del tiro da solo, che implica il portare un certo peso in taluni momenti ragguardevole, e l’altro più facile del tiro sciolto, sia solo, o a pariglia, e dal quale perciò comincerà questo suo addestramento.
Avvezzo a lasciarsi cavalcare, si ammanisce senza difficoltà coi fornimenti da tiro, ed accetta senza intimorirsi, o irritarsi il sellino ed in seguito il collare o il Pettorale, l’Imbraca, ecc. poscia si appariglia con un cavallo addestrato e tranquillo e si attacca ad un veicolo leggerissimo, che nel movimento non faccia troppo strepito: nulla di meglio per assuefarre il puledro al lavoro, quando il tiro che non sia punto faticoso. Ho veduto spesso puledri tenuti a mano da ragazzetti ed attaccati in fila con cavalli vigorosi, in modo da dovere nei primi giorni quasi soltanto marciare senza tirare, tuttavia nei giorni successivi appoggiare il petto al fornimento, e quasi compiacersi di faticare essi pure.
Il Condottiere, massime col veicolo carico, spesso suol andare a piedi accanto al cavallo di sinistra. Oltrecché da terra mal può dirigere quello di destra, massime ammaestrando puledri la regola migliore prescrive che il Condottiero tenga le redini stando sul suo apposito sedile, d’onde, se richiede può solleticare o punire uno dei due animali senza che l’altromanco se ne accorga. Si fa eccezione però nel caso il cavallo tira da solo, o ve ne ha parecchi ma in fila l’uno davanti all’altro. Al quale proposito viene a taglio il riflesso seguente.
Adoperando due cavalli ad uno stesso veicolo, sorge il dubbio se torni meglio attaccarli l’uno d’innanzi all’altro, o tutti e due di fronte. Nel primo caso, anche secondo Low, si ha perdita di forza, perché se il cavallo che è d’innanzi allenta appena il passo, tutto il carico rimane al cavallo di stanghe. Quello spesso non tira nella precisa linea che questo precorre, e ciò cagiona una pressione, secondo Low, sulla schiena; ed a mio parere anche sopra il fianco del cavallo di dietro, tendendo a disviare da un laro le stanghe medesime. Gli è certo che il lavoro di due cavalli riuscirà molto più uguale per ambedue e più unito se lavorano di fronte. Questa pratica però e da riprovare quando si tratta di baroccio a due ruote e che si attacca il secondo cavallo a fianco dell’altro da stanghe; perché quello esercita di continuo uno sfregamento sopra un sol lato del baroccio, ed obbliga il cavallo da stanghe ad altro sforzo continuo per tenere il veicolo in carreggiata. Se vi è bisogno di voltare o sterzare dalla parte del cavallo secondino, quello di stanghe fatica assai più che fosse solo; ed anzi a stento vi riesce se non si ha l’avvertenza di trattenere l’altro sì che punto non tiri. Nei barocci o carrettoni pertanto a due ruote, o impegnare tre cavalli se vuolsi che tirino di fronte, o attaccarli uno davanti all’altro, quando se ne impiegano soltanto due.
Parlando dei Fornimenti; il puledro qualche volta si proverà pure a questo servigio, purchè il veicolo sia leggero e vuoto e vi si ponga dinanzi un cavallo provetto che gl’insegni in certo modo la strada, e gli renda lievissimo il tiro. Il condottiero alle prime prove assiste di fianco il puledro, che possa marciare dietro al cavallo di guida, reggendolo colle redini lunghe dal sedile posto sul veicolo. In breve il puledro s’avvezza a tirare, anche senza il compagno davanti. A questo lavoro però bisogna sottoporre ben di rado il puledro; perché, come si è avvertito, imporre la doppia fatica di portare e tirare, è assai grave anche per il cavallo provetto.