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13/12/2024
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Pino Usai

Se ne parla

BENTORNATO: EQUIPAGGIO alla D’AUMONT


Lo abbiamo sempre visto nelle stampe d’epoca quale simbolo della massima eleganza, un attacco prestigioso riservato a casate nobiliari di alto rango, un equipaggio d’uso per il passeggio sul corso per farsi ammirare dal popolino.
Catania 1881, forse una delle ultime apparizioni quando questi equipaggi erano d’uso: “l’elegante tiro a quattro alla Daumont del barone Spitaleri; quello del principe Emanuel; quello del cavalier Carcaci e quello del marchese San Giuliano”.
Un’epoca ormai finita della quale poco si parla se non in occasioni speciali come ad esempio il Giubileo della regina Elisabetta, grazie a Lei abbiamo potuto rivedere in campo questo particolare equipaggio.

Chi mai tra noi comuni mortali avrebbe mai osato a tanto onore e dispendio? Nel riproporre un simil equipaggio si poteva cadere nel banale, nell’approssimativo, difficile se non impossibile trovare l’abbigliamento, il tipo di legno, finimenti, ma soprattutto occorreva preparare i cavalli per abituarli a questo nuovo metodo di guida. Un sistema diverso dall’abituale attacco in pariglia dove il Driver a cassetta impugna due guide che ripartendosi, se ben regolate, offrono un contatto paritario con i cavalli. Eppure qualcuno ci ha provato; Giuseppe Usai per gli amici “Pino” in gran segreto ha fatto e brigato arrivando a presentarsi nientemeno che in un CIAT di Tradizione, non una sfilata d’eleganza ma in un evento dove la prova di Presentazione al cospetto di tre giudici è inibitoria. Un azzardo calcolato o follia!  

Abbiamo da tempo imparato a conoscere Pino Usai, sempre inappuntabile, sempre presente negli eventi che contano con i suoi equipaggi che cambiano di volta in volta, fino ad arrivare questa volta a presentarsi con un equipaggio alla Demì-d’Aumont.
Da più di un secolo non si vedeva questa tipologia di attacco in circolazione. Forse l’ultima volta fu per la morte del re Umberto I. La sera del 29 luglio del 1900 re Umberto uscì da Villa Reale in carrozza per partecipare a un saggio sportivo della Forti e Liberi. Terminata la manifestazione, mentre fendeva due ali di folla in carrozza per tornare alla reggia, il sovrano venne raggiunto da tre proiettili, uno dei quali mortale al cuore. In una calda sera d’estate a bordo di un Landau scoperto attaccato alla mezza-postigliona. Una tipologia di attacco preferita da re Umberto che già a Napoli aveva precedentemente subito un attentato sempre a bordo di un Landau scoperto attaccato alla D’Aumont


Vediamo di conoscere chi era questo duca D’AUMONT

Louis-Marie-Céleste d’Aumont nasce il 7 settembre 1762 a Parigi da Louis-Marie-Alexandre-Céleste d’Aumont, duca de Villequier e da Félicité-Louise Le Tellier. Conosciuto sotto il nome di duca di Piennes fino alla morte di suo zio il duca d’Aumont, nel 1799, epoca in cui assunse il titolo di duca di Villequier, che conservò fino alla morte di suo padre, nel 1814. Educato da Sélis, professore dell’università, il duca de Piennes riuniva ad uno spirito naturale delle conoscenze superficiali; era di indole buona ma leggera, si faceva notare per l’eleganza delle sue maniere, amava dare tono per le mode, per le carrozze, per i cavalli. I giovani della corte, ammirando il taglio dei suoi abiti, vollero servirsi del suo sarto e ne fecero la sua fortuna. Il duca di Piennes faceva venire da Londra il suo personale, i suoi cavalli e i suoi equipaggi, nelle sue scuderie, voleva solo cristalli di Boemia con delle mangiatoie in marmo bianco. Con grande scandalo del tempo era lui che, vestito da fantino, guidava a briglia sciolta durante le passeggiate, i suoi quattro cavalli del suo “diable”. Gli equipaggi del duca d’Orleans erano i soli che potessero rivaleggiare con i suoi. Tale conformità di gusti aveva stretti insieme il principe ed il giovane duca; facevano ogni anno una gita in Inghilterra, dove il principe di Galles (poi Giorgio IV) li riceveva come amici uniti dalle stesse inclinazioni. Il duca di Piennes aveva dato alla sua servitù una divisa di capriccio, la cui eleganza non aveva pari tra i suoi ammiratori. Negli ultimi anni precedenti alla rivoluzione, si facevano nel gran viale del bosco di Vincennes corse di cavalli che attiravano un gran concorso di carrozze e di nobili spettatori; vi si vide il duca di Piennes ed il principe Giuseppe di Monaco, vestiti da Jockei, slanciarsi a cavallo della barriera e disputare essi medesimi il premio. Era il tempo quello in cui il principe del sangue reale guidava da cocchiere una caleche ai passaggi di Longchamps, in cui la regina mostravasi in Pierrot; in cui Luigi XVI portava un abito di baracane e calze di fil bigio, in cui sfumava la monarchia. Il duca d’Aumont muore il 22 luglio 1831.

A questo punto è d’obbligo cercare di conoscere più in profondità questa particolare tipologia di attacco risalendo a quella che è la bibbia degli attacchi continentali, gli scritti del Gènèral Baron FAVEROT DE KERBRECH L’ARTE DE CONDUIRE ET D’ATTELER   

Importato dall’Inghilterra e utilizzato in Francia dal Duca D’Aumont, questo tipo di attacco ha preso il nome da colui che l’ha fatto conoscere; si deve quindi scrivere “attacco alla D’Aumont”. Ma dopo la sua diffusione, la sua origine è stata dimenticata e oggi si scrive, quasi sempre, Daumont, senza apostrofo, ma ciò è contrario alla logica.
Abbiamo poco da dire su questi diversi attacchi che sono praticati dai postiglioni a cavallo, e sono quindi più una questione di equitazione che di carrozza.E’ bene sapere, però, che alla D'Aumont, il postiglione di volata, generalmente più giovane, deve sempre obbedire a quello di timone, sul quale grava la sicurezza dell’equipaggio; che ogni postiglione di D'Aumont (o demi-D'Aumont) deve avere la staffa sinistra più lunga di due buchi della destra; quindi deve appoggiarsi unicamente sulla staffa destra per trottare all'inglese o quando ha qualche sforzo da esercitare; e che questa pratica è molto vantaggiosa per l'aspetto dell’insieme, nel senso che abbassando maggiormente la coscia sinistra rende più elegante la posizione dell'uomo, dall'unico lato dove il pubblico lo vede completamente.
Un postiglione di d'Aumont deve, inoltre, montare a cavallo nel modo più irreprensibile. Tutto in lui deve essere accademico o si rischia di cadere nell’approssimazione che rasenta il ridicolo in termini di eleganza. Se il trotto inglese è la regola nella guida alla D’Aumont, il postiglione deve invece essere sempre seduto, alla francese.



Deve appoggiarsi leggermente all'indietro, gomiti leggermente sollevati e staccati dal corpo, senza però esagerare. Deve avere staffe lunghe, la destra uno o due punti più corta della sinistra, le cosce ben distese e le gambe verticali dal ginocchio al tallone. L'inversione leggermente pronunciata del corpo all'indietro ha lo scopo di evitare che il sedere si llontani dalla sella nonostante le reazioni del trotto.In passato, il solo “porteur” veniva tenuto al galoppo per brevi tratti, per strada il postiglione di solito lo metteva al trotto, per non affaticarlo eccessivamente. In ogni caso, e qualunque sia l'andatura, la posizione del postiglione deve rimanere corretta. Ricordando che ogni atteggiamento forzato o sgraziato è proibito dal buon gusto.

Troviamo un altro riscontro ne: LA DAUMONT – ERCOLE TASSINARI

La Daumont è un servizio di gala per città, per una passeggiata od un grande ritrovo. La Daumont deve essere attaccata ad una calèche ad otto molle, essenzialmente ci vogliono quattro cavallo bai scuri, con code piangenti e criniere lunghe, cavalli piuttosto alti e con un’andatura elegante; finimenti in completa guarnizione, i cavalli di volata devono essere attaccati con i tiranti lunghi che vengono ad attaccarsi per mezzo di un gancio alle fibbie dei tiranti dei cavalli di timone; devono avere tutti lo strick, ed il cavallo sottomano deve avere uno sguinzale esterno che si attaccherà al morso ed al sellino.
Il taglio dei finimenti da Daumont deve essere elegante ed ovale, i timonieri devono avere l’imbraca, ed i morsi debbono essere lunghi e fatti a “C”, fissi con la barra fissa in fondo, e devono avere le cifre ed il blasone in argento od in oro ai lati dell’imboccatura, il cavallo portatore deve essere più lungo di un punto, ma non devono essere sciolti come i cavalli per la posta, ed il fantino deve battere l’inglese e senza essere troppo rigido, deve essere molto elegante.


La livrea alla Daumont è alla francese e deve oltrepassare di appena due dita la sporgenza dei fianchi, la finizione delle spalle deve essere di velluto del colore del berretto con un giro di frangia uguale a quest’ultimo, i paramani di velluto del medesimo colore, la livrea deve avere due giri di gallone e una sola fila di bottoni, pantaloni di pelle finissima di un bianco candido, stivali con rovescie. La mezza Daumont va attaccata ad una Vittoria a otto molle; anche questo è un servizio elegante per passeggiata. Questo attacco deve essere ben riunito e con un’andatura da città, deve essere fatto con la più grande serietà, deve pure avere il battistrada, così detto Piqueur, che deve stare davanti alla vettura una decina di metri. Deve avere un cavallo dal mantello uguale a quelli del servizio, e con una andatura pittosto elegante; è lui che deve insegnare la strada all’equipaggio.

BARDATURA DELL’ATTACCO DETTO ALLA D’AUMONT da FAVEROT DE KERBRECH

1° CAVALLI DI TIMONE – PORTATORE (cavallo di sinistra): Briglia con montatura di morso articolato e due paia di redini – Collare – Stecche e Cinghiette da tiro a doppio cuoio – Tirelle – Sella con sottopancia di cuoio – Falso sottopancia – Groppiera e sottocoda – Imbraca a barre biforcute – Martingala – Catene – Giungola
2° SOTTOMANO (cavallo vicino, sotto frusta) – Briglia normale con cavezza di mano – Collare – Stecche e Cinghiette da tiro a doppio cuoio – Tirelle – Sellino – Sottopancia e falso sottopancia – Groppiera e sottocoda – Imbraca e barra biforcuta – Martingala – Catene – Giungola
3° CAVALLI di volata (Davanti) – PORTATORE: Briglia con montatura di morso articolato e due paia di redini – Collare – Stecche e Cinghiette da tiro – Tirelle – Sella con sottopancia di cuoio – Falso sottopancia – Groppiera e sottocoda – Sopraschiena – Martingala
4° SOTTOMANO – Briglia comune con cavezza da mano – Collare – Stecche e Cinghiette da tiro a doppio cuoio – Corregge – Dorsale – Sottopancia e falso sottopancia – Groppiera e sottocoda – Sopraschiena – Martingala –


Questa imbracatura è composta da imbracature a collare con le seguenti particolarità:
A. Sovracapo di briglia con passante delle guide per cavalli di timone per tiro a quattro.
B. I boucletaux dei collari delle imbracature posteriori hanno fibbie con anello, per agganciarvi le tirelle anteriori; quelli del portatore sono undici piedi e quelli del cavallo sotto-mano sono lunghe dieci piedi.
C. Reggi tirella del cavallo davanti agganciata al boucletaux del cavallo di timone.
D.  Groppiera del cavallo portatore.          
E. I sellini per cavalli sotto mano hanno dei “bottoni” al posto delle chiavi. (vedi sopra e sotto)
F. Le briglie dei cavalli sotto-mano hanno una sola redine che si biforca in due.
G. Correggia biforcuta dei cavalli sotto-mano.
H. Redini dei cavalli portanti.
J. Protezione per la gamba interna del fantino.
L. Bastoni dei collari senza anelli passaredini.

I finimenti dei cavalli anteriori (di davanti) non hanno né imbraca né catenelle, né anelli di catenelle; essi differiscono anche da quelli dei cavalli di timone, poiché le loro tirelle sono più lunghe e terminano con dei porta-moschettoni; inoltre, le tirelle del cavallo sotto-mano di davanti sono più corte del vicino cavallo portatore.

Servizio alla "D'aumont" G.C. Volpini

Va senza dirlo che tanto il postiglione, quanto il cocchiere devono avere qualche nozione di equitazione per mettere d’accordo le andature del cavallo montato, con quelle del sottomano, guidato dalla sola redine, o guinzaglio che il postiglione tiene nella mano sinistra sopra le altre redini del cavallo montato, oppure affibbia sul davanti della sella. Questa redine non deve essere troppo corta, altrimenti il cavallo sottomano è costretto a muoversi tenendo la testa piegata verso il cavallo montato, la qual cosa oltre a non esser bella a vedersi, espone il sottomano ad inciampare nelle proprie gambe anteriori. Si rimedia in parte a questo inconveniente fissando al collare del cavallo sottomano dalla parte destra, una redine che poi si passa nel morso o nel filetto e che mediante la sua tensione, non gli permette di volger troppo la testa a sinistra. Quando si attacca alla Demì-D’Aumont, cioè solo con i due cavalli di timone ed un postiglione, non c’è nulla da cambiare nei finimenti, eccettuata la soppressione dei porta-tirelle, diventati inutili i questo caso.

Il postiglione tiene nella mano destra il frustino. Quando si tratta di spingere avanti il sottomano, o di prepararlo ad una voltata lo appoggerà leggermente sulla spalla destra. Gli è severamente proibito e darebbe poca buona idea della sua abilità e del suo modo di trattare i cavalli, se lo adoperasse per spingere i cavalli che lo precedono, o se valesse a percuotere sulla groppa il cavallo da lui montato. Quando gli occorre di chiamare l’attenzione del sottomano per rallentare l’andatura, o per voltare, ne afferra colla destra la redine e la tira a sé.


La livrea deve essere come è stato detto in principio, ed i domestici devono avere le calze lunghe e la livrea coi colori della casa. Per Daumont berretto di velluto da Daumont con frangia e bottone, nel centro gallonato oro e argento secondo i colori della casa. La livrea della Daumont è alla francese e deve essere ben attillata e oltrepassare di appena due dita la sporgenza dei fianchi, la finizione delle spalle deve essere di velluto del colore del berretto con un giro di frangia uguale a quest’ultimo, i paramani di velluto del medesimo colore, la livrea deve avere due giri di gallone e una sola fila di bottoni, pantaloni di pelle finissima di un bianco candido, stivali con rovescie.

I postiglioni alla D'Aumont non portano baffi o, se ne hanno, devono essere molto corti. Non sono incipriati, ma in certe case vengono fatti indossare parrucche simili a quelle indossate dai cocchieri. Portano la cravatta da cocchiere con spilla da livrea. Giacca molto aderente, bordata in alto con velature scarlatte, con sette bottoni e stemma sul davanti, doppio laccio oro al collo, in vita e sul davanti; con treccia semplice sui paramenti, con spalline in velluto del colore del fondo a forma di D rovesciata e contornate da treccia, quella inferiore rifinita con una frangia dorata. Calzoni di pelle bianca con ponticello e stivali con speroni con risvolto montati all'inglese. La gamba destra porta anche esternamente uno stivale, detto “da postiglione”, munito di una lastra di lamiera imbottita, il quale si aggancia con due cinghie e un sotto-piede. Guanto in camoscio blanes.

Frusta alla d'Aumont.


Il postiglione alla D’Aumont saluta portando il braccio destro, che impugna la frusta, esteso verso il basso mostrando il dorso della mano con la frusta che sfiora la schiena del cavallo sotto-mano.

Questo attacco deve essere ben riunito e con un’andatura da città, deve essere fatto con la più grande serietà, deve pure avere il battistrada, così detto Piqueur, che deve stare davanti alla vettura una decina di metri. Deve avere un cavallo dal mantello uguale a quelli del servizio, e con una andatura piuttosto elegante; è lui che deve insegnare la strada all’equipaggio. Il cavallo del “piqueur”, nella D’Aumont, ha per bardatura una briglia inglese con frontale colorato e una sella inglese senza groppiera, ma con una falsa martingala a collare. Una D’Aumont, del resto, prevede un “piqueur” e degli addetti alla bardatura solo se appartiene al Capo di Stato o ad un Principe di sangue reale.

Ci sono state però delle eccezioni a questa regola durante la Restaurazione (1814 – 1830). La mezza Daumont va attaccata ad una Vittoria a otto molle; anche questo è un servizio elegante per passeggiata.

Si sono riunite le informazioni inerenti questa tipologia di equipaggio dai tre testi che costituiscono le fondamenta degli attacchi in Tradizione: L’ARTE DE CONDUIRE ET D’ATTELER del Gènèral Baron FAVEROT DE KERBRECH; IL COCCHIERE di ERCOLE TASSINARI; L’ARTE DI GUIDARE I CAVALLI del GENERALE C. VOLPINI; per portarle alla conoscenza di coloro che ne fossero interessati. Ognuno trarrà le proprie conclusioni, non siamo i depositari del sapere, cerchiamo di fare un poco di chiarezza e della corretta informazione, ben vengano giovani promesse come Pino Usai che si impegnano per presentarci questi equipaggi, a Pino Usai il nostro pieno consenso, ci saremmo aspettati che il "direttorio" conferisse a Lui il BEST in SHOW (il migliore) non solo per tutto il lavoro che vi è dietro questo equipaggio, ma anche quale incoraggiamento a continuare su questa strada.
GRAZIE PINO USAI!

Ben sappiamo che come dice il detto: l'erba del vicino è sempre più verde
; ma l'erba spagnola ci è sembrata molto ma molto sintetica... a buon intenditor poche parole!

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