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La carrozza del "lazzarone"
Da un articolo di un giornale del 1838:
Se il lazzarone è felice in tutti i tempi dell’anno, in qualsiasi stagione egli è veramente invidiabile.
Egli è un uomo indipendente, senza speranze o timori, dimentico del passato, non curante dell’avvenire.
La sua prima cura, il primo pensiero è quello della propria salute, egli ha un suo rimedio, la sua panacea universale; pone la bocca a una piccola doccia e beve quant’acqua sulfurea gli bisogna. Se vuol bagnarsi, i camerini per lui sono inutili. Si spoglia sul lido e nuota quanto gli piace, senza paura che alcuno gli venga a rubare i suoi poveri stracci. Dopo ciò comincia comodamente a pensare in che modo vuol trovare il suo vitto per la giornata, o aiutando un venditore a sceglier le sue frutta, o trasportando la spesa di qualche cuoco, o spazzando la stalla di qualche cocchiere, o fingendosi storpio. Assicurato il suo pranzo in minor tempo che altri spenderebbero ad ordinarlo, s’indirizza alla bettola, e muta ogni giorno osteria. Or in città or in campagna, ora fra la campagna e la città. Talvolta assiso a tavola rotonda fra le paffute e loquaci Dulcinee della contrada, rallegra la mensa coi suoi racconti. Talvolta mesto e solitario sdraiato all'ombra di qualche frasca. Dopo il pranzo egli va a spasso, che il tempo sia buono o cattivo, che l’Europa sia in guerra o in pace, che si scopra un nuovo mondo o si perda la metà del vecchio, per lui è lo stesso. La sera dorme al chiaro di luna, con un fresco delizioso, senza che alcun pensiero venga a turbare i suoi sogni. Non solo il lazzarone ha di che provvedere abbondantemente a tutti i suoi bisogni della vita, ma gode anche delle delizie del lusso. Egli fuma, perché trova seminati per terra i resti de’ cigari d’Avana. Egli giuoca senza comprar carte, perché gioca alla morra cole dita. Egli ha carrozza; si signori, non vi maravigliate, il lazzarone ha carrozza. E non una carrozza sola, ma quelle che più gli piacciono, in qualunque strada ci si trovi o per affari o per diletto, spicca un salto e monta di dietro la carrozza sull’assale. E se altri compagni per l’invidia (l’invidia regna da per tutto) gridano: "Cocchiere, addietro addietro", egli smonta d’una carrozza e monta su un’altra. Deve però rigguardarsi dal vedere se non ci son fastidi di alcun genere, vista la moda di montar da parte dei cocchieri, particolari marchingegni che potrebbero trafiggere il suo bel sedere.
Qual dispetto sarebbe per un lazzarone il non potersi più sedere!
Incuriositi abbiamo fatto una ricerca di questo particolare "marchingegno" trovando effettivamente vari riscontri su alcune carrozze dell'epoca,
d'obbligo trovare l'appellativo di questo "aggeggio"
per questo abbiamo interpellato i maggiori esperti di settore.
Riportiamo lo scritto di Carlo Gnecchi Ruscone
Giudice Internazionale di Tradizione ed
autore di autorevoli testi in materia:
Interpellato su questo "spinoso" problema, il mio pensiero è il seguente:
Esistono due tipi di tali accessorio :1°) una barra (rigida) con punte, 2°) una catena (flessibile) con punte che assomiglia ad un filo spinato.
Ambedue avevano il medesimo scopo e cioè quello di scoraggiare o impedire che i ragazzini di strada potessero montare sulla traversa posteriore della vettura.
Ciò chiarito, non credo che esista nè in italiano nè in altre lingue, per quanto io ne sappia, un sostantivo che definisca tale accessorio, e francamente, non ne vedrei neppure la necessità.
Ritengo che non sia necessario fornirne la denominazione, quanto la descrizione, possibilmente concisa ma chiara.
Ho provato a inventare qualche definizione di questo accessorio che veniva fissato alla traversa posteriore, ma francamente, nessuno di queste mi appare convincente :
"punte dissuasive" (mi appare incompleto), "dissuasori anti portoghesi" (mi appare offensivo), "dissuasori anti passeggeri clandestini" (mi sembra la meno peggio)
Abbiamo effettuato una ricerca anche su autorevoli libbri di settore
trovandone testimonianza sul volume:
VOITURES HIPPOMOBILES
di Jeans-
HERSE (Dal francese)
(trad. italiana: erpice)
Traversa orrizzontale in ferro irto di punte acuminate,
veniva fissata nella parte posteriore,
sull'assale o tra le due balestre posteriori
di vetture da piazza o da viaggio
per impedire che vagabondi o monelli vi salissero
per farsi trasportare clandestinamente e gratuitamente.
Ne abbiamo trovato riscontro anche in uno scritto di:
Charles Dickens
"Il viaggio dalla nostra città alla metropoli durava circa cinque ore. Era appena passato mezzogiorno quando la diligenza a quattro cavalli di cui ero uno dei passeggeri, toccò i lembi sfilacciati del traffico dalle parti di Cross Keys, a Wood Street, Londra.
Jaggers, come stabilito, mi aveva mandato il suo indirizzo; sul biglietto, accanto a Little Britain, aveva aggiunto, appena fuori Smithfield, attaccato alla stazione delle diligenze. Tuttavia un vetturino, che pareva avere sul pastrano bisunto un numero di mantelline pari ai suoi anni, mi stipò nella sua carrozza e mi barricò dietro una tintinnante scala pieghevole, come se avessi dovuto viaggiare per cinquanta miglia. Salire a cassetta -
Non avevo quasi avuto tempo di godermi la carrozza, e di pensare quanto fosse simile a un pagliaio ma anche a una bottega di rigattiere, e di chiedermi perché le sacche del foraggio si trovassero all'interno, quando osservai che il vetturino si preparava a smontare, come se ci stessimo fermando."
Abbiamo interpellato esperti, collezionisti, restauratori, giudici, persone che a vario titolo gravitano nel mondo degli attacchi di Tradizione, senza riuscire a trovare una risposta certa per dare un appellativo a questa traversa appuntita di cui ben conosciamo la funzione. Vogliamo aprire questo quesito a tutti gli appassionati che ci seguono, coloro che ne sono a conoscenza, potranno inviarci il loro pensiero in merito all'indirizzo e-