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11/03/2024
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Viaggi:il vetturino

Viaggiare

Il vetturino

Il vetturino; figura di cui ancor oggi sentiamo parlare, a volte in bene a volte in male, possiamo incontrarli nelle città d'arte mentre attendono i moderni viaggiatori che vogliono assaporare le bellezze artistiche al dolce ritmo di un trotto leggero. Ma chi era il vetturino dell'700 all'epoca del Gran Tour? Il vetturino, ossia colui che conduce, spesso è il proprietario dei cavalli e della carrozza, ed è quello che comunemente si dice una persona onesta e affidabile. Se alcuni lo considerano un mezzo di trasporto inferiore, occorre considerare il fatto che essendo il vetturino proprietario di carrozza e cavalli avrà di certo maggior riguardo e assennatezza durante il viaggio. Di contro ci sarà il fatto che se non vogliamo pagare il prezzo pieno dovremo attendere che costui abbia setacciato mezza città per scovare altri clienti per completare il tragitto.

Si tratta di un'attività che richiede non poco spirito di iniziativa, infatti, i vetturini devono sempre essere pronti a qualsiasi ora a partire per un viaggio o un tragitto per qualsiasi distanza o meta. La carrozza è solitamente trainata da due robusti muli o cavalli pesanti. I cavalli italiani o francesi e più o meno tutti quelli delle linee di viaggio sono ottimi cavalli da tiro, assidui e assennati nel loro lavoro, obbediscono alla voce e le redini servono solo per maggior chiarezza. Non vengono mai toccati dalla frusta che è usata dal vetturino solo da incitamento sotto forma di schiocchi, per avvertire gli altri cocchieri del proprio diritto di precedenza o per avvertire gli abitanti dei villaggi che si stavano attraversando che persone di riguardo li stanno onorando nella loro transitoria presenza.  

I vetturini italiani sono molto premurosi con i loro cavalli e ne prendono massima cura, in genere li mandano al piccolo trotto che alla minima salita diventa un passo assai lento. Quando si presentano salite lunghe e ripide aggiungono alla pariglia un altro paio di cavalli o di bovi, a seconda del peso che devono trainare. Al collo delle bestie vengono appesi dei campanelli sia per rallegrare il viaggio che per segnalare il loro approssimarsi. A metà giornata fanno una lunga sosta nella quale i cavalli vengono rifocillati con dell'avena o pan secco. Strigliano i cavalli e la sera quando tolgono di bocca loro il morso, gliela sciacquano con acqua e aceto. Corrono gravi rischi, se capita un'improvvisa azzoppatura o la morte di un cavallo lontano da casa, rischiano di veder rovinata o finita la loro attività.

La forma della vettura è simile ad un "Barouche" con un sedile aggiunto in alto per due o tre persone, riparate da un tettuccio in tela e da un grembiale in cuoio, questo scompartimento prende il nome di "Cabriolet". La parte che chiamiamo predella che si trova tra le ruote posteriori risulta assai spaziosa per accogliere tre o quattro bauli o i bagagli più ingombranti. Per i viaggiatori che non vanno di fretta questo sistema di viaggio è migliore delle carrozze di posta, il suo costo e il più basso possibile, si è tutto il giorno per strada, ma non si corre, si viaggia ad una velocità tale che consente di osservare il paesaggio e si ha l'occasione di imparare la lingua del posto e conoscere i costumi locali. Alla partenza venivano stipulati dei contratti di viaggio, Bayard Taylor trascrive quello stipulato per il trasporto da Foligno a Roma:

"Stabiliamo per contratto di farci condurre a Roma per la somma di venti franchi a testa, più la buona mano, ove si ritenga di essere stati ben serviti. Il vetturino, Giuseppe Nerpiti, dovrà fornirci ogni sera, sinchè non saremo giunti a Roma: la cena, una camera con due letti e un buon fuoco. Io Girolamo Santarelli, inserviente all'osteria della Croce Bianca di Foligno, attesto quale testimone la validità del contratto di cui sopra."

Il vetturino italiano è l'equivalente del voiturin francese, nelle città vi erano vaste rimesse piene di carrozze, pronte a partire regolarmente. Erano cosi numerosi i vetturini che spesso si accendeva fra di loro una vivace competizione la quale teneva i prezzi bassi e riduceva il guadagno.
Ho voluto fare un pò di luce, ampliando la mia e vostra conoscenza su questo personaggio, che strada facendo mi accompagna nel mio continuo viaggio virtuale di come si viaggiava nell'Italia del Gran Tour.

Informazioni e annedoti tratti da:
Quando viaggiare era un'arte - Attilio Brilli.
Un prezioso volumetto che non dovrebbe mancare
nella biblioteca di ogni appassionato.

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